Chi l’ha detto che per stare a galla bisogna essere leggeri?

Ho avuto la possibilità di intervistare Andrea durante il suo viaggio per raggiungere uno dei suoi quattro siti produttivi in Italia. Da Calolziocorte a Tezze sul Brenta in Provincia di Vicenza, una chiacchierata telefonica densa che ha spaziato in ambiti e argomenti diversi ma che mi ha mostrato chi è Andrea Beri, sia come uomo sia nella sua passione per il lavoro e per l’“acciaio”.

Classe 1975, figlio unico, marito e padre, cresciuto in azienda dai reparti produttivi fino a diventare CEO di Steelgroup Italy Holding s.r.l., un progetto che vede protagoniste 3 imprese CB, FAR, ITA specializzate nella produzione di trefoli e fili di acciaio. Un progetto tutto famigliare, che si è tramandato dal nonno fino ad Andrea. 120 milioni di fatturato e 250 dipendenti: questi i numeri ma, come dice Andrea, alla fine contano le “tonnellate” di acciaio venduto.

Conosco Andrea da un paio d’anni, ma solo grazie a questa chiacchierata/intervista ho potuto cogliere appieno l’impegno e la dedizione che questo giovane imprenditore mette ogni giorno nel suo lavoro.

Quest’ultimo periodo ha reso evidente una fragilità della struttura imprenditoriale del Paese. Di fronte a una crisi pandemica che ha diffuso la paura e il senso di precarietà nella popolazione con ripercussioni immediate sui mercati, quali strategie di impresa sono state messe in atto per proiettare la stessa in un futuro che garantisca stabilità e redditività all’impresa?

In un momento delicato come questo credo che la strategia d’impresa per guardare al futuro sia da collegarsi direttamente alla responsabilità dell’imprenditore. La nostra impresa ha una filosofia che si tramanda da mio nonno, a mio padre e mia madre fino a me che è quella di reinvestire da sempre gli utili in azienda. Sono 10 anni che non distribuiamo dividendi sia per sostenere lo sviluppo sia soprattutto per (clicca qui per continuare a leggere)

 

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