Fatica? Certo. La solita fatica. Con le sue difficoltà e le sue bellezze. Del resto in crisi lo eravamo anche prima: vogliamo parlare della bolla dei subprime americani? O di quella dei mercati asiatici? O della crisi del 2008? Crisi è un altro modo di dire vita. E di qualità della vita ognuno ha la sua. “Ognuno ha la sua schiena
per sopportare il peso di ogni scelta, il peso di ogni passo, il peso del coraggio” canta Amara. (Link al video)

Alla fine l’unica cosa che conta nelle turbolenze è saper tenere l’equilibrio, trovare una propria sensatezza leggera: una ricerca di senso che non cerca di trattenere ciò che è perduto, che non si fissa con preoccupazione su ciò che vuole ottenere domani, ma che costruisce nell’oggi tutto il valore possibile. Certo per cercare un equilibrio così leggero bisogna mettere in discussione tutto. Accettare ridefinizione economiche, ad esempio. Lasciare certezze che sono ancoraggi, ma anche rigidità. E scegliere un proprio centro mobile. Dobbiamo smettere di camminare sul ghiaccio coi ramponi cercando stabilità per indossare i pattini tra volteggi e salti che si reggono solo affidandosi al movimento e a un proprio personale disegno.

“Un amico africano mi ha insegnato che non dobbiamo preoccuparci se piove: verrà il sole e ci asciugheremo. La pioggia passa. E certe volte stare sotto la pioggia può essere piacevole come stare sotto il sole, o viceversa stare sotto il sole può essere fastidioso come prendere acqua.  Ad ed esempio nelle difficoltà si fa più squadra, si dà più valore alle relazioni.” ci ha raccontato Luigi. (Link all’intervista).

Perché stare nelle turbolenze cercando equilibrio chiede di dimenticarsi l’oggettività per affermare che la Vita ha i suoi valori. “Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce’. E se lo diceva Blaise Pascal, che era un matematico, forse possiamo dargli credito.

Non ci sono temi eroici in questo pensiero ma, forse, una ricetta. Una ricetta per ritrovare motivazione e senso e rileggere positivamente il nostro personale percorso.

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