Elisa Gusmeroli è la preside del liceo pubblico Nervi Ferrari di Morbegno (So) che da quattro anni si guadagna il titolo di miglior scuola superiore d’Italia secondo la Fondazione Agnelli: una classifica nazionale basata sulle votazione d’esame ottenuta dagli studenti nel loro primo anno di università.

Ci concede un’intervista con una disponibilità e una immediatezza che stupisce se pensiamo alle rigidità e ai formalismi che spesso contraddistinguono la pubblica amministrazione del nostro paese.

Lei ha tutto un altro ritmo, e il colloquio entra subito nel vivo del confronto su un modello formativo che a Morbegno premia la capacità di acquisire competenze.

Preside, come spiega il risultato eccellente della sua scuola? Qual è la ricetta del vostro successo?

E’ una ricetta fatta di tanti ingredienti che quest’anno ci ha portato ad ottenere il riconoscimento di migliore scuola d’Italia a parimerito con due indirizzi: sia lo scientifico tradizionale che il liceo di scienze applicate.  Un primo elemento essenziale sono i ragazzi: la nostra scuola ha un’utenza che si autoseleziona: qui si lavora sodo, e gli studenti che si iscrivono lo sanno e sono molto motivati. L’altro fattore di successo è legato al contesto. Siamo una scuola relativamente piccola in un contesto di provincia. Non è la scuola in sé che ha un’offerta particolare: certo, abbiamo il laboratorio di informatica o di scienze, ma la nostra è una scuola ‘normale’. Il giornalista del Corriere della Sera che è venuto ad intervistarci l’anno scorso si è quasi stupito notando che ‘l’edificio non è all’altezza della nostra fama’. Quello che funziona è una miscela di fattori. 

Io sono preside in questa scuola solo da un paio di anni, sono arrivata nel settembre 2019 e a marzo eravamo già alle prese con i problemi del lockdown. In questa situazione, e in generale per la nostra scuola, gli insegnanti sono una risorsa importantissima: durante il lockdown ad esempio il loro pragmatismo è stato fondamentale per la continuità didattica. Appena possibile ci siamo messi tutti in didattica a distanza, ci siamo adattati alle nuove regole e i ragazzi non hanno perso ore di lezione: questo per noi è stato importante. Con i docenti abbiamo definito subito regole chiare, scritte e comunicate a tutti con grande chiarezza. Già il 20 di marzo 2020 abbiamo fatto un Collegio Docenti in cui abbiamo deciso come gestire la DAD: abbiamo discusso di strumenti ma anche stabilito regole che per me, che per ruolo sono una preside molto valutativa, erano essenziali: abbiamo ad esempio stabilito il numero delle verifiche da fare a distanza, le modalità possibili per il recupero delle insufficienze… E’ importante questo sistema di regole perché i ragazzi dovevano sapere da subito come avrebbero lavorato, e tutti dovevano sapere di avere le stesse opportunità. Questo ci ha portato con soddisfazione alla fine dell’anno a dire che i docenti avevano svolto il programma senza grossi bisogni di recupero a settembre. Ci aiuta l’essere sempre aperti al nuovo, dando valore alle competenze certo ma anche alle conoscenze disciplinari che qui sono sempre la cosa più importante perché conoscenze e competenze non sono mai disgiunte. 

Conoscenze e competenze: approfondiamo questo aspetto.

Io vengo dalla direzione di istituti comprensivi (scuole primarie e secondarie di primo grado) in cui si dedicava molta attenzione alle competenze dei ragazzi, sul loro modo di lavorare. Nelle scuole superiori, però, ci si misura con lo sbocco lavorativo e universitario, e questo i docenti lo hanno molto presente: non si può prescindere da una consolidata capacità di conoscenza che deve essere fruibile per gli studenti. Per noi è importante che i ragazzi che fanno i test di ammissione universitaria in quarta riescano a passarli, così come proponiamo come attività extracurricolare un corso che li porta ad ottenere una certificazione di competenza nella lingua inglese di buon livello, e i ragazzi sono consapevoli che questo li faciliterà all’università.

Nella nostra scuola i ragazzi affrontano un importante cambiamento di metodo di studio. I ragazzi che arrivano da noi hanno spesso un buon bagaglio formativo e motivazionale, eppure capita che abbiano difficoltà nei primi anni: l’acquisizione del metodo di studio per noi è un lavoro importante che si si costruisce in 5 anni e chi lo acquisisce ha poi un appiglio una solido nell’affrontare l’università. 

Cerchiamo di dare ai ragazzi anche un sostegno motivazionale e psicologico che, in questo momento caratterizzato dalle chiusure Covid, ha una particolare importanza perchè questo anno ha messo i ragazzi a dura prova.

Ci sono modalità premiali che attivate per sostenere le competenze?

Noi li sosteniamo molto con le attività extracurricolari che abbiamo proposto anche in didattica a distanza: dal corso di spagnolo al teatro. Abbiamo persino proposto, in collaborazione con il Comune e una cooperativa, un corso on line per baby sitter e i ragazzi hanno aderito con entusiasmo anche a questo. L’anno precedente invece abbiamo proposto anche viaggi e scambi con l’estero per piccoli gruppi di ragazzi. 

I ragazzi del liceo artistico poi sono impegnati anche in compiti con l’esterno, ad esempio realizzando pannelli decorativi per spazi pubblici, fanno da cicerone per il Fai,… e sono anche previste borse di studio con l’Ufficio Scolastico Provinciale.

Quali sono gli spazi per la partecipazione delle famiglie e dei ragazzi?

Quest’anno la distanza ha inciso molto: abbiamo fatto poche riunioni e pochi Consigli di Istituto in cui ci sono anche i delegati dei genitori. Quest’anno li sento principalmente se ci sono problemi, difficoltà o cose non vanno. Per la costruzione di collaborazione in questi due anni abbiamo fatto poco.

Di recente ho avuto un confronto con i ragazzi che stanno organizzando l’Assemblea di Istituto: hanno proposto come tema ‘la musica’, e io mi sono sentita di entrare forse troppo a gamba tesa facendo notare che in questo momento ci sarebbero temi ben più rilevanti da affrontare. Mi è parso poi che per loro fosse importante in questo momento staccarsi da un contesto molto pesante, e quindi svilupperanno l’Assemblea secondo i loro interessi.

Certo sono legami che, in presenza, andranno ripresi, oltre alle molte comunicazioni che scritte che ci siamo scambiati.

Abbiamo parlato di alunni, genitori e territorio. Che caratteristiche ha il corpo docente della scuola?

Come già accennato, i docenti sono una risorsa centrale per la scuola. Per questo motivo le cattedre sono trasversali tra i diversi indirizzi, e non legate solo ad esempio al liceo artistico o al liceo linguistico, al netto ovviamente delle materie specifiche: questa scelta di trasversalità -fatta da chi mi ha preceduto- si è rivelata molto efficace per dare una struttura più simile ai diversi corsi e anche per fare in modo che tutte le classi abbiano almeno una quota di docenti di ruolo stabilmente presenti. Noi abbiamo molti docenti di ruolo, con un’età media alta (come accade in generale -per tate ragioni- nel pubblico impiego). Abbiamo anche alcuni docenti con cattedre annuali che però spesso scelgono di tornare. Per un docente è motivante lavorare con ragazzi che hanno voglia di studiare, e poi non ci sono problemi disciplinari… ci sono anni in cui non abbiamo nemmeno un problema su questo aspetto. Abbiamo una percentuale molto bassa di studenti stranieri o con difficoltà particolari: parliamo di una media di poco più di un ragazzo per classe, e per lo più nati in Italia. Quest’anno ad esempio abbiamo avuto solo tre studenti che hanno avuto bisogno del corso di italiano che hanno sia un insegnante che li segue sia un corso specifico pomeridiano.

A volte per un insegnante questo è già sufficiente. Qualche giorno fa ho incontrato i ragazzi dell’artistico er ricordare che devono applicare con attenzione le norme Covid, facendo presente che in questo momento delicato loro devono comportarsi con l’attenzione e la disciplina di bravi soldatini, e so che lo faranno. Con gli studenti del liceo scientifico non ho nemmeno avuto bisogno di fare questo passaggio: lo sanno anche da soli, sono molto ligi.

Certo magari i docenti si lamentano perché i ragazzi si connettono con 5 minuti di ritardo, o vogliono tenere la webcam spenta: questi problemi li abbiamo anche noi, ma le classi anche in remoto sono gestibilissime.

Quali sono i progetti di innovazione su cui state lavorando?

Abbiamo rinnovato l’aula informatica e oggi siamo sede per la certificazione di competenze digitali per la scuola ma anche per il territorio che può frequentare i nostri corsi. Abbiamo inoltre ottenuto quest’anno l’accreditamento Erasmus che ci consente di contattare direttamente altre scuole che aderiscono al programma e organizzeremo scambi per piccoli gruppi di studenti, ma anche di docenti che se lo desiderano potranno partecipare, e potremo inoltre accogliere un ragazzo madrelingua la cui presenza in aula migliorerà l’offerta didattica del nostro liceo linguistico. Avrei voluto dare al liceo linguistico una impronta più europea aggiungendo ore curricolari di economia e diritto: attualmente questo non è possibile nelle scuole pubbliche e quindi cerchiamo di innovare la nostra proposta aprendoci di più agli scambi.

 

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