In questo momento difficile, cosa sei disposto a perdere per dare un futuro migliore alla tua comunità?
La centralità della mia organizzazione rispetto alle altre
Siamo una comunità che vive: siamo attraversati da flussi culturali che non governiamo. Vale per i migranti, ma vale ancora di più per l’economia, l’informazione, le tecnologie.
Il mondo è in un flusso costante di cambiamento in cui siamo immersi: il nostro mondo e il nostro modo di vivere sono la sintesi di culture e di diversità che si avvicinano, si moltiplicano, si incrociano e si modificano. Se pensiamo al futuro della nostra comunità dobbiamo vederlo così, aperto.
Il modo migliore per fare comunità in questo contesto è accogliere e accompagnare il cambiamento facilitando l’incontro, abbassando le barriere, riducendo le distanze.
Non è questione di stare vicino a chi è più in difficoltà, o almeno non solo. Serve mettere in gioco la comunità intera per giocare una partita a tutto campo, perché quando una comunità è inclusiva e solidale lo è per tutti: italiani o migranti, ricchi o poveri, disoccupati o imprenditori. Ognuno ha le sue difficoltà, ognuno è risorsa. Ma la vera risorsa, quella che mette tutto a valore, è la capacità di creare relazioni e collaborazioni.